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Le decorazioni murali del Malcantone

La mostra e il catalogo rendono conto di una ricerca promossa dall’Ufficio cantonale dei musei etnografici, dedicata all’allestimento di un inventario delle decorazioni pittoriche presenti sugli edifici civili della nostra regione. I ricercatori, che hanno percorso il Malcantone inventariando e documentando un centinaio di edifici, sono ex allievi della Sezione superiore di decorazione murale del Centro scolastico industrie artistiche, scuola che ha saputo rinnovare un’antica tradizione delle nostre maestranze: lo provano l’attenzione e la competenza con le quali sono state redatte le schede e gli splendidi pannelli che illustrano le modalità di intervento per il restauro delle decorazioni murali.

Una feconda collaborazione ha dunque permesso di portare al Museo del Malcantone la documentazione di un ricco patrimonio, spesso ignorato, maltrattato o addirittura cancellato: l’obiettivo dell’indagine e della mostra è invece quello di dimostrarne l’importanza, sensibilizzando quindi proprietari e amministratori pubblici alla necessità della sua conservazione e valorizzazione. Inoltre, lo studio offre la possibilità di una riflessione sugli intrecci, complessi quanto affascinanti, fra la piccola realtà locale e le grandi correnti artistiche che hanno caratterizzato la cultura europea del secolo scorso e dei primi decenni del nostro.

Dopo la mostra sull’attività dei Righini di Bedigliora, ecco che la nostra attenzione si sposta sulle opere dei tanti pittori decoratori attivi nella nostra regione: un evidente filo logico lega i due eventi, entrambi tesi a illustrare il valore di opere e di saperi che non dobbiamo dimenticare.

Bernardino Croci Maspoli
Presidente dell'Associazione Museo del Malcantone
Marzo 1997

Uno strano furto nel deposito del Museo del Malcantone

I responsabili del Museo del Malcantone hanno scoperto stamane uno strano furto nel loro deposito, avvenuto con sicurezza fra il 23 maggio e il 10 giugno. Oltre a due “gramole” e una “cavra” (strumenti per la lavorazione rispettivamente della canapa e del legno), è stata sottratta una grossa slitta (cm 200 x 80) per il trasporto invernale del fieno e del legname. La stessa ha una storia tutta sua: ricevuta in dono anni fa, si era in seguito appurato la sua origine leventinese e proprio in questi giorni era in programma la consegna ai colleghi del museo di Giornico, dove avrebbe trovato la sua sede naturale.

Il furto è avvenuto apparentemente senza scasso, come ha potuto appurare una pattuglia della polizia, ed è stato studiato con cura ed eseguito da più persone, in quanto al posto della pesante slitta che si trovava a tre metri d’altezza, è stato sistemato un oggetto analogo, originariamente posto su un altro scaffale.

Il Museo del Malcantone chiede gentilmente la collaborazione di tutti per potere ritrovare l’oggetto, preziosa testimonianza della vita ticinese di un tempo. Chi avesse informazioni utili è pregato di contattare lo 091 606 31 72 o scrivere una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Gestire, promuovere e valorizzare i patrimoni fotografici ticinesi. Progetti e idee

In qualunque ambito del sapere si voglia avviare un’indagine, è opportuno accertarsi che lo spazio concettuale nel quale ci si muove sia condiviso da tutti gli interlocutori. Nell’ambito che va dalla gestione alla valorizzazione del patrimonio fotografico d’archivio, oggetto di questa tavola rotonda, vi sono alcuni concetti che è bene rendere espliciti per non incorrere in fraintendimenti.

Il titolo che abbiamo scelto per il nostro contributo richiama tre concetti di uso corrente quando si tratta di patrimoni culturali e mondo digitale. Prendendo come punto di partenza il patrimonio originario – nel nostro caso i fondi fotografici conservati negli archivi – il primo concetto che possiamo applicare è quello di gestione. Gestire un patrimonio fotografico significa renderlo disponibile allo studio, ad esempio degli storici della fotografia o degli storici tout court, attraverso un lavoro catalografico. Poiché nella maggior parte dei casi non si conosce a priori l’uso dettagliato che si farà del patrimonio che si intende gestire, oppure lo si conosce ma non ci si vuole precludere la possibilità di altri usi successivi,[1] è bene applicare alla gestione del patrimonio gli standard catalografici in uso nel settore. La scelta dello strumento informatico gestionale adeguato deve scaturire dal confronto tra le esigenze di gestione e l’offerta degli strumenti sul mercato.

Un secondo concetto applicato diffusamente quando si tratta di patrimoni culturali è quello di valorizzazione. Valorizzare significa conferire o accrescere il valore. In ambito culturale il valore è determinato dal significato che assume un oggetto in un contesto. Tale posizione è definita da vari fattori, che vanno studiati in modo approfondito e documentato. È appunto la ricerca svolta sul patrimonio a specificare il valore del suo oggetto di studio. Sintetizzando, potremmo dire che valorizzare un patrimonio fotografico significa studiarlo. In genere l’esito dello studio viene reso pubblico tramite, appunto, una pubblicazione analogica o digitale – oltre all’ebook, esistono altre forme di valorizzazione digitale, si pensi ad esempio alle mostre virtuali. Il concetto di valorizzazione è strettamente legato a quello di qualità e valore aggiunto.

Il terzo concetto applicato ai patrimoni culturali è quello di promozione. Tale concetto si colloca a cavallo tra i due precedenti, di gestione e valorizzazione. Promuovere in ambito culturale è inteso come far progredire, fare avanzare dando un impulso nella direzione auspicata. Con l’affermarsi delle tecnologie dell’informazione, la promozione non può essere dissociata dal fatto di rendersi reperibili facilmente. Per farsi trovare, principalmente con lo scopo di rendere accessibile a diverse categorie di pubblico il patrimonio da studiare, è necessario essere presenti nei punti nevralgici della rete, attinenti il tipo di patrimonio. Si pensi ad esempio ai portali tematici o altri strumenti analoghi come i meta-cataloghi.

Una promozione efficace in rete richiede di focalizzarsi sulle strategie dell’utente finale, che solo in pochi casi conosce a priori l’ente che rende disponibile un fondo patrimoniale. Rendere disponibile il proprio patrimonio su portali dedicati aumenta la reperibilità degli oggetti ma anche la visibilità degli enti che li mettono a disposizione. Dove la valorizzazione è legata alla qualità, la promozione è legata alla quantità: più punti di accesso – in rete – conducono al patrimonio che custodisco, più lo promuovo e più sarà possibile trovare ricercatori interessati e competenti per la sua valorizzazione.

È dunque chiaro che promuovere e valorizzare sono due attività fortemente interconnesse. Ma senza una corretta gestione non si può né promuovere né valorizzare efficacemente.

Come Sistema per la valorizzazione del patrimonio culturale,[2] per svolgere in modo adeguato il compito affidatoci non possiamo prescindere dall’occuparci di promozione e gestione dei patrimoni. La gestione dei patrimoni all’interno dell’Amministrazione cantonale è disomogenea. Vi sono settori strutturati attorno a standard catalografici e strumenti gestionali condivisi, come quello bibliotecario, e altri più eterogenei come quello dei musei e degli archivi. Come primo passo verso la promozione intesa nel senso descritto sopra, abbiamo dato avvio al progetto sàmara - Il patrimonio culturale del Cantone Ticino.[3]

Durante la prima tappa del progetto abbiamo reso interrogabili da un unico punto di accesso le banche dati delle settanta biblioteche cantonali e scolastiche affiliate al Sistema bibliotecario ticinese.[4] Dalla seconda tappa in poi, aggiungiamo ulteriori banche dati provenienti da altri settori culturali, così che l’utente finale abbia la possibilità di trovare il maggior numero possibile di informazioni sull’argomento di suo interesse interrogando una sola volta il portale sàmara, invece che svolgendo numerose ricerche su altrettanti siti dispersi. Questo passo è possibile grazie alla normalizzazione dei dati, che riveste un ruolo di fondamentale importanza per la messa in rete delle informazioni. Il server, su cui si appoggia sàmara, che si occupa della raccolta e dell’arricchimento dei dati adotta l’Open Archives Initiative - Protocol for Metadata Harvesting,[5] un sistema d’interoperabilità sempre più diffuso nel settore GLAM.[6]

Sàmara per ora si muove sul piano della promozione, ma in futuro darà spazio anche alla valorizzazione, aprendo le sue pagine a pubblicazioni tematiche, facilitando l’accesso alla biblioteca digitale,[7] elaborando mostre virtuali e, perché no, fornendo le basi per realizzare un museo del territorio virtuale.

Come accennato in precedenza, non tutti i settori sono già pronti per passare dal livello gestionale a quello di una promozione maggiormente efficace. In particolare, la gestione delle immagini è un punto sensibile all’interno dell’Amministrazione cantonale. Per questa ragione il SVPC ha avviato uno studio[8] che condurrà all’adozione di uno strumento per la gestione delle immagini condiviso da tutti gli operatori interni all’Amministrazione cantonale. In questo caso, lo strumento permetterà di gestire, promuovere e valorizzare i materiali fotografici in modo coerente e cooperativo, garantendo nello stesso tempo lo sviluppo di una struttura affidabile sul lungo termine (backup, conservazione dei documenti digitali,…).



[1] Panerai Marco, in Fototeche e archivi fotografici prospettive di sviluppo e indagine delle raccolte. Quaderni della rivista AFT. Prato: Comune di Prato, 1996.

[2] SVPC: Sistema per la valorizzazione del patrimonio culturale, istituito dal Consiglio di Stato con la risoluzione n. 5092 del 12 novembre 2014. Il servizio ha assunto il ruolo di referente all’interno dell’Amministrazione Cantonale per la valorizzazione e la diffusione del patrimonio culturale custodito dagli istituti attivi sul territorio ticinese. L’ufficio promuove la messa in rete transdisciplinare di biblioteche, archivi, musei e altri centri di documentazione con lo scopo principale di facilitare l’accesso all’informazione agli utenti finali.

[3] Sàmara: è il nome del portale culturale dedicato alla condivisione digitale delle banche dati di patrimoni ticinesi, http://samara.ti.ch.

[4] Sbt: Sistema bibliotecario ticinese, www.sbt.ti.ch.

[5] www.openarchives.org, consultato il 7 ottobre 2015.

[6] Acronimo di Galleries, Libraries, Archives, and Museums. Uno dei progetti più importanti a livello internazionale realizzato in questo settore è Open GLAM, www.openglam.ch.

[7] Biblioteca digitale delle edizioni dello Stato e delle borse di ricerca: progetto promosso dalla Divisione della cultura e degli studi universitari (DECS/DCSU) volto primariamente alla digitalizzazione delle Edizioni dello Stato del Cantone Ticino e delle Borse di ricerca gestite dalla DCSU. Si tratta della prima esperienza di biblioteca digitale sviluppata in Canton Ticino.

[8] GLPC: Gruppo di lavoro per la piattaforma catalografica, costituito con la risoluzione dipartimentale n. 126 dell’8 giugno 2015 con lo scopo di “affrontare settorialmente le esigenze relative alla gestione della documentazione dei beni culturali mobili e delle immagini, per arrivare a promuovere strumenti, standard e metodologie condivisi, coordinati e interdisciplinari, in collaborazione con il Centro sistemi informativi”.

 


 

Paola Costantini
Roland Hochstrasser
Sistema per la valorizzazione del patrimonio culturale (SVPC)

La fotografia in archivio: Gestione, valorizzazione, letture - Bellinzona 18.09.2015
Scarica testo completo

 

Una strada per Filomena Ferrari (1836-1915)

Originaria di Monteggio, fu protagonista dello sviluppo industriale della Valle Bormida.

Statistiche 2017

I siti gestiti dall'Associazione Museo del Malcantone sono due: quello del museo del Malcantone (www.museodelmalcantone.ch) e quello del museo della pesca (www.museodellapesca.ch e www.laghettialpini.ch). Nel 2017 l'offerta virtuale ha suscitato il consueto interesse, pur registrando un sensibile calo nel numero di visitatori. La diminuzione è in realtà dovuta al passaggio ad un sistema di rilevamento più affidabile rispetto al precedente in cui non vengono più contabilizzate le visite ma i visitatori.

Associazione Museo del Malcantone in assemblea

La sala multiuso del Museo della pesca di Caslano ospiterà alle 17 di sabato 19 marzo i lavori dell’assemblea dell’Associazione Museo del Malcantone.

Presentato al Sacro Monte di Varese il restauro del “Mostro di Breno”

Da almeno tre secoli, il santuario di S. Maria del Monte sopra Varese, “ra Madonè dar Mont”, custodisce il cosiddetto “mostro di Breno”. Chiamato in paese “bisè scorlère”, sono in realtà i resti di un rettile, secondo la tradizione portati lassù dagli abitanti del comune malcantonese che lo avevano catturato nei loro boschi. Una leggenda locale, declinata in numerose varianti, narra di un mostro terribile vagante nei boschi, ucciso da un giovane, fattosi coraggio con un voto alla Madonna.

Tra timbri e bigatti, aperta la mostra sulla figura di Oreste Gallacchi

Ha preso avvio sabato 19 dicembre alla Casa comunale di Breno (Altomalcantone) la rivisitazione dell’opera e della vita di Oreste Gallacchi (1846-1925), figura che si colloca a pieno titolo nelle vicende storiche non solo del Malcantone, ma pure del Ticino a cavallo fra ‘800 e ‘900. L’inaugurazione ha visto una sala davvero gremita con ospiti interessati (in particolare la nipote Bruna Rossi, anni 96, che il nonno Oreste ha conosciuto assai bene, facendogli da segretaria per la redazione degli atti notarili) a seguire parole di introduzione da parte di Dante Morenzoni, vicesindaco di Altomalcantone e del sindaco Curzio Sasselli, cui hanno fatto seguito le riflessioni di Gianrico Corti, presidente del Museo del Malcantone e del conservatore Bernardino Croci Maspoli, che ha curato, con Patrizia Candolfi e Daniele Pedrazzini, la mostra e il volume cha la accompagna.

Occasione per delineare obiettivi e criteri che giustificano l’importanza nella nostra storia di questo politico molto particolare, deputato tra l’altro in Gran Consiglio per più di trent’anni. La mostra rappresenta anche il primo degli eventi per sottolineare i 25 anni dell’Associazione Museo del Malcantone.
Agli interessati si rammenta che fino al 31 gennaio, tutte le domeniche sono possibili visite tra le 14.00 e le 17.00, come pure durante gli orari di apertura della cancelleria comunale ( per appuntamenti 091- 609 14 28). Sul posto può essere acquistato il libro edito per l’occasione.

 


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