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Invito alla conferenza “Storie di uomini, terra e fuoco"

Relatrice: Giulia Pedrazzi, ricercatrice
Introduce: Bernardino Croci Maspoli, curatore

Storie di uomini, terra e fuoco: l’emigrazione dei fornaciai malcantonesi

Giulia Pedrazzi, laureata in storia, grazie a una borsa di studio cantonale sta conducendo presso il Museo del Malcantone un’approfondita ricerca sul fenomeno dell’emigrazione dei fornaciai malcantonesi. Nel corso della conferenza presenterà una sintesi del lavoro fatto fino a questo momento

A partire dal Seicento e fino ai primi decenni del Novecento, la gran parte degli emigranti  di alcuni comuni malcantonesi esercitava il duro mestiere del fornaciaio. “Lavoravano ben 15 ore giornaliere a scavare, impastare argilla, a preparare in apposite forme mattoni coppi embrici e a disporli per la cottura nella fornace, un tempo alimentata a  legna. Era un lavoro estenuante e mal compensato ”
Una mostra, allestita presso il Museo del Malcantone di Curio, illustra la storia dei fornaciai malcantonesi allo stato attuale delle ricerche. In realtà, tale è la quantità dei protagonisti, dei loro luoghi di lavoro e di insediamento, dei documenti di ogni genere che emergono, che più che un punto di arrivo essa segna l’avvio di una ricerca ancora più approfondita, sia negli archivi che sul terreno, per documentare e salvaguardare la memoria di una vera e propria epopea, in riferimento alla quale, un importante studio sull'emigrazione svizzera in Italia può asserire che: "Quasi tutti i fornaciai della Lombardia, del Piemonte, del Veneto e dell'Emilia sono oriundi del Malcantone".

La conferenza costituirà l’ultimo appuntamento del ciclo Quando la pietra parla, organizzato dalla rete dei musei etnografici regionali del Cantone Ticino, con il coordinamento del Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona (CDE) e in collaborazione con l’Associazione per la protezione del patrimonio artistico e architettonico di Valmaggia (APAV) e con la Comunità della Riviera.

Transizione, attese e molta umanità

Transizione, attese e molta umanità. Sono gli aspetti che, fra altri, hanno caratterizzato il 2008. Ma anche approfondimento e affinamento.

Cospicue energie si sono convogliate al piano, a Caslano. Accanto alla normale attività dell’attuale museo della pesca, doveva prendere avvio il cantiere per la realizzazione della nuova sede a lago, quella di Villa Carolina. Dopo la fase legata al progetto, al suo finanziamento, all’acquisto dal Comune di Caslano della Villa e alla delibera dei lavori con appalto pubblico, vi è stato l’intoppo di un ricorso privato, appianato poi a fine anno. Ma, nell’attesa, fare di necessità virtù ha significato riprendere il progetto, rivedere i contenuti, affinare ogni dettaglio per guadagnare maggiori motivazioni al momento opportuno, grazie anche alle riconosciute qualità di allestitore di Felix Burkard.

Transizione anche a Curio. La decisione di prolungare la mostra sull’attività e sull’emigrazione dei fornaciai malcantonesi si è fondata su diversi aspetti: non solo l’interesse mostrato dai visitatori, non solo nuovi elementi ad arricchire la mostra, ma anche ricerche nuove, nuovi filoni umani e generazionali sparsi in Europa a riannodare contatti tramite il museo con il Malcantone, terra d’origine. Da fornaci ora in gran parte in disuso, ulteriori testimonianze, ma anche desiderio palpabile di parecchi discendenti di fornaciai a riallacciare rapporti: visite, scambi, incontri. Molta umanità. Nel frattempo si è attivitato un gruppo di volontari (Carla Devincenti, Gianna Leoni, alle quali si è aggiunto l’altrettanto prezioso apporto di Daniele Pedrazzini, che da poco ha dismesso la sua attività di docente liceale): con amorevole pazienza e puntigliosa dedizione, sta riordinando carte e materiali attorno alla figura di Oreste Gallacchi, uomo politico di Breno e deputato al Gran Consiglio, per narrarne opere e vicende e illustrare come si viveva nel Malcantone a cavallo fra ‘800 e ‘900. Sarà il tema della nuova mostra per il 2009.

Molta umanità, si diceva. In effetti fa piacere constatare che il museo può anche essere un crocevia, luogo e occasione per incontri umani, a volte anche commoventi : basta sollevare un coperchio, proporre un tema e oggi poter fruire di un sito, quale planetaria pagina aperta ad ogni lettura. È così che di recente vi sono stati incontri, complice il tema dell’emigrazione dei fornaciai, con la docente Donatella Ferrari (originaria di Monteggio e discendente anche dei Gagliardi ) di Sale delle Langhe (Piemonte) e con Wilma Pavan-Dellagiovanna (cognome di Beride), residente a Treviso, che in particolare assieme ad alcune foto ha donato al museo due bei vasi cotti presso la fornace Dellagiovanna a inizio '900.

Ma anche, per fare un altro esempio, a inizio ottobre 2008, la visita a Curio (dapprima al Museo, poi in Municipio, seguito da un convivio in casa di Guido Corti, con altri discendenti di questa famiglia malcantonese) di Pedro e Gabriela Corti,di La Plata (Argentina). Ad originarla, un evento: il 5 novembre 2006 nel comune malcantonese fu rievocata, a 150 anni dalla nascita, la figura di padre Faustino Corti (Curio 1856- Mangalore 1926), gesuita e per 30 anni missionario fra i parias dell’India, a Mangalore appunto. Un fratello di Faustino, Pietro Francesco ( 1883-1958) era emigrato all’inizio del Novecento in terra argentina. Pedro , suo discendente di terza generazione, seppe dell’evento e da tempo desiderava conoscere la sua terra d’origine, mai vista. Giunto finalmente a Curio, con commovente semplicità, aprì il portamonete nel quale da sempre teneva la foto di padre Faustino. Anche questo è il nostro museo. Passato e presente, uniti per il futuro.

Gianrico Corti Presidente dell’Associazione Museo del Malcantone

 

 

 

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