• slider1.jpg
  • slider2.jpg
  • slider3.jpg
  • slider4.jpg
  • slider5.jpg
  • slider6.jpg
  • slider7.jpg
  • slider8.jpg

Maestranze malcantonesi in Piemonte tra Barocco e primo Novecento: presentazione

Carlo Guggiari, di Magliaso (1900-1976), detto Carlo Picch per la sua figura alta e magra, ripeteva spesso: Quando eravamo in Acqui… Ero un bambino e due cose mi colpivano: la misteriosa Acqui (chissà dov’era?) e quello strano in. A tale premessa seguiva qualche ricordo di gioventù, quando lui, fabbro di professione, faceva il fornaciaio, probabilmente nella fornace dei Contini, anche loro del mio comune. È questo un tenace ricordo della mia infanzia, certo il primo che abbia a che fare col Piemonte.

Ripensandoci adesso non posso che rimpiangere il fatto di non aver raccolto i suoi ricordi, di non essermi fatto raccontare da uno degli ultimi testimoni la vita dei nostri fornaciai. Ma tant’è, inutile dolersene a questo punto.

Molto più importante ora è cercare di ricostruire pezzo per pezzo quello che fu il rapporto fra Malcantone e Piemonte, un intreccio ricco e complesso, che ha radici assai profonde.

Il primo contatto, persistente e immutabile, è visivo: la sponda piemontese del Verbano si offre al nostro sguardo in più punti, mentre la visione mattutina del Monte Rosa è uno spettacolo di rara bellezza.

Un tempo questa vicinanza era anche umana, culturale, geografica: generazioni di emigranti si sono incamminati verso una meta che, prima della monocultura nord-sud indotta da ferrovia e autostrada, appariva naturale e vicina. Luino è a un tiro di schioppo e da lì bastava attraversare il lago in barca o scendere lungo la sponda sinistra del lago, per poi attraversare il Ticino a Sesto Calende.

Piemonte, Piemunt o Piemont, per il malcantonese di allora significava pane e vino. Il pane era quello che andava a guadagnarsi nelle fornaci e nei cantieri. Il vino, con questa generica denominazione, lo trovava nelle osterie, importato in grandi quantità dai commercianti che avevano il contingente per poterlo fare. Pane e vino comunque: c’era quasi qualcosa di mistico!

-Con questa pubblicazione e con la mostra ad essa legata, offriamo un’occasione per riallacciare questi antichi legami, seguendo le tracce delle maestranze artistiche malcantonesi attive in Piemonte fra la seconda metà del Seicento e l’inizio del Novecento.

Silvana Ghigonetto, occupata per un anno e mezzo come ricercatrice presso il Museo del Malcantone, ha condotto uno studio fondato soprattutto su fonti bibliografiche (e cito doverosamente Artisti della Svizzera italiana in Torino e Piemonte di don Luigi Simona, del 1933, che ancora oggi costituisce il punto di partenza obbligatorio per degli studi in questo ambito), traendo dalla somma di informazioni una serie di affascinanti ritratti di architetti, ingegneri, stuccatori, pittori uniti dal comune denominatore della terra d’origine e, diciamolo pure con una punta d’orgoglio, da un saper fare sicuro, fatto di conoscenze tecniche e creatività.

L’autrice ha messo in evidenza alcuni personaggi, attivi nelle arti legate alla costruzione e alla decorazione, in parte sconosciuti da noi, ma generalmente noti nei luoghi del loro operare. Basandosi sulle sue doti precipue di studiosa di architettura, ha inserito l’opera delle nostre maestranze nelle varie correnti culturali che si sono succedute nei trecento anni presi in esame.

Si tratta di una rassegna che non ha come obiettivo di esaurire un discorso, ma piuttosto di aprirlo. Certo, molti nomi emergeranno ancora dai documenti. Gli archivi dei luoghi deputati all’organizzazione e alla formazione, la Compagnia di Sant’Anna dei luganesi, l’Accademia Albertina, le Scuole serali di San Carlo, nascondono sicuramente molti nomi nostri. Il fenomeno dei fornaciai è ancora in gran parte inesplorato ed è nei programmi del nostro Museo lanciare quanto prima un’approfondita ricerca sulla loro attività. Il lavoro non manca.

Per il momento gustiamoci questo studio e la mostra che ne deriva, riflettendo ancora una volta su quante capacità i nostri antenati seppero esprimere, nella lontana e misteriosa Russia come nel vicino e familiare Piemonte.

Bernardino Croci Maspoli
Presidente dell’Associazione Museo del Malcantone

Sostieni il museo

Qualsiasi cifra è benvenuta, Grazie di cuore!