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Dal Monte Lema

Sono rimasto un pomeriggio sulla vetta del Monte Lema. L'altopiano erboso che costituisce la cima della montagna era tappezzato alla lettera di genziane blu. Verso sinistra guardavo giù sul Maggiore, verso destra su Lugano. I laghi giacevano come lastroni di zaffiro, scintillanti nell'aria dolce e calda; le valli erano ricolme di luci dorate o delicate ombre violacee; monti dalla forma e dal profilo sempre più netti e che si stendevano in lontanza, fin dove il baluardo nevoso della catena centrale correva intorno all'orizzonte settentrionale. Gli attimi sgusciavano via - le ombre s'infittivano nelle valli; alla fine mi strappai via, inebriato dalla bellezza che avevo assaporato.

I lay one afternoon on the summit of Monte Lema. The grassy plateau that forms the mountain-top was literally carpeted with blue gentians. To the left I looked down on Maggiore, to the right on Lugano. The lakes lay like sheets of saphire, shimmering in the soft warm air; the valleys were full of golden light or tender purple shadows; mountains of bolder and yet bolder form and outline stretched away, to where the snowy rampart of the central chain ran round the northern horizon. The moments slipped away - the shadows deepened in the valleys: at length I tore myself away, intoxicated with all the beauty I had been drinking in.

W.E. Durham, Summer Holidays in the Alps, 1898


Tratto da Bonini, Domenico, a c. di. Con Gli Occhi Degli Altri: Visitatori E Illustratori Delle Terre Ticinesi Dal Duecento All’inizio Del Novecento. Locarno: A. Dadò, 1996.

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