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I soldatacci scornati

Un caldo giorno del mese di agosto la Madonna col Bambino era scesa sulle rive del laghetto d'Origlio. Intorno al lago era una meraviglia; gli uccelli si erano riuniti a cantare le loro melodie; i fiori dei prati avevano schiuso le loro delicate corolle e l'aria era tutta pervasa di profumi deliziosi. Il cielo rideva azzurro e calmo e si rifletteva nelle tranquillissime acque che avevano qualche leggero brivido quando la brezza le carezzava.

Ogni prato attorno pareva un tappeto ricamato con grande diligenza; spiccavano nitidi tra il verde intenso le viole, le margherite, i narcisi, le genziane e le mimose.

Gesù volle scendere dalle braccia della Madonna per sedersi sull'erba soffice e fresca. Mentre la Madonna e il Bambino Celeste erano tutti intenti ad ammirare le bellezze del creato e non si aspettavano di essere disturbati, udirono delle brutte voci e rumori di passi. A un tratto videro sbucare da una siepe due soldatacci, di quelli che avevano dato la caccia al Bambino per ucciderlo al tempo di Erode.

Essi cominciarono a rincorrere la Madonna che cercava di fuggire disperatamente col Bambino stretto al collo. I soldati erano assai veloci e stavano quasi per raggiungere la Madonna. Ma ella riuscì all'ultimo momento a trovar rifugio nella larga fenditura di un grosso albero di castagno. Appena fu dentro, una nuova corteccia chiuse l'incavatura. I soldatacci rimasero molto meravigliati nel trovare la buca chiusa. Però uno dei più malvagi pigliata la spada la infilzò nella sottile corteccia.

Quando la estrasse trovò sulla lucida punta una piccola goccia di sangue profumato. Aveva ferito Gesù nel dito mignolo. Da quel giorno le castagne, per ricordare quella ferita del Bambino, portano un segno color caffè chiaro sulla loro buccia.

U. Canonica, La ninfea del lago, ESG, Zurigo 1961, no. 405


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