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Il castagno salvatore

Un luminoso giorno di giugno, la Madonna con in braccio il bambino si recò a diporto nella Capriasca.

La verde conca, costellata di villaggi e degradante mollemente al laghetto di Origlio, le si svolgeva davanti nel fulgore della primavera.

Le selve vibravano di gorgheggi, di trilli, di zirli, di fischi di chioccolii diversi eppur fusi in una sinfonia piena di fascino.

La Vergine, tutto orecchio e cuore a quella squisitezza di canti, si compiaceva soprattutto delle tenui sottili voci degli uccellini partecipi la prima volta alla gran festa canora.

Sulla sponda del laghetto di Origlio, l'augusta visitatrice sostò a contemplare le meraviglie del paesaggio, che, nella trasparenza delle acque, si disegnavano nitide e lucide, come le immagini vagheggiate dall'artista nello specchio della propria fantasia.

Il pargolo, accostato il visino roseo alla guancia materna, guardava, guardava co' dolci occhi azzurri, sparsi i capelli d'or.

Nel laghetto i due volti si rispecchiavano capovolti, cerchiati d'un fulgentissimo nimbo di argento.

A rompere l'incanto, ecco sbucare da una macchia, armati di lancia e urlanti come ossessi, due soldatacci della progenie di coloro che in Egitto avevano dato la caccia alla sacra famiglia.

Vicino alla riva, Maria con l'infante trovò subito un asilo sicuro nel cavo tronco d'un vecchio castagno, che, in un batter d'occhio, si chiuse davanti alla ferocia dei due sgherri.

Uno di questi, deluso nel suo gusto di vendetta, con impeto di rabbia spinse la lancia contro la recente corteccia, per trafiggere madre e figlio.

Il bimbo rimase leggermente ferito al mignolo e sulla cuspide della lancia tremulò vermiglia un'esigua gocciolina di sangue.

Un brivido trascorse nelle fibre dell'albero e ogni castagna maturando racchiuse in se stessa la ferita di Gesù bambino, minuscolo segno bruniccio nel bianco candore del frutto.

 

V. Chiesa, L'anima del villaggio, Gaggini, Lugano 1934


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