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Il torchio della Lisora

Poco discosto dal paesino di Lisora Monteggio sta un antico torchio che certamente risale al 1500. Era di proprietà dell'antica famiglia patrizia Ferrari, in seguito passò ai Gagliardi e da ultimo ai Tami pure di Lisora.

Il torchio serviva soprattutto a frantumare le noci e i semi di lino per ricavarne l'olio casalingo, per schiacciare l'uva, pure le mele onde averne vino e sidro.

Lungo i secoli ha subìto diverse trasformazioni, oggidì soltanto la parte sotterranea ha conservato l'antica fisionomia.

Il torchio, con la sua roggia, i canaletti e la diga, era circondato da un basso muro a secco.

Attorno a questo robusto torchio è fiorita una curiosa leggenda.

Si racconta che un giorno all'alba il molinaro, che sen veniva al torchio per esaminare la chiusa e le ruote, vide avanzare sul sentiero un vecchio, piccolo, curvo, con una fluente barba bianca. Camminava a stento, appoggiandosi a un bastone. Il padrone del torchio, incuriosito, pensò che certamente il viandante era un girovago ambulante che aveva trascorso la notte in qualche vicino cascinale; gli andò incontro dicendogli:

"Amico, vi vedo molto stanco e sfinito; sedete su questo muricciolo, vi porterò un buon sorso di acquavite che ho ricavato dal mio torchio".

Ma il vecchio non si fermò: continuava la sua strada crollando il capo, come per dire no, no.

"Fermatevi, buon uomo; così sfinito come farete a proseguire il cammino?".

"Non posso fermarmi" rispose in un soffio.

"Ma perché siete così frettoloso? Chi siete, dove andate?".

"Sono l'ebreo errante, e il mio destino mi obbliga ad andare, sempre andare, senza sosta".

"L'ebreo errante?".

"Sì, e soltanto davanti ad una chiesa o cappella mi è dato di fermarmi per un breve respiro. Andare senza fermarmi, sempre così e da secoli e secoli!".

"Ho capito. Ebbene poco lontano di qui c'è una chiesetta dedicata alla Vergine della Purificazione, la vedete? Sul piccolo sagrato potrete riposare in pace. Vi porterò una tazza di caffè con la grappa".

Così parlando giunsero alla chiesuola.

"Grazie, mugnaio, sei un uomo di cuore, generoso. Che tu sia benedetto e benedetti i tuoi discendenti. E che i mulini del tuo paese possano continuare a macinare grano, uva, a frantumare noci e semi".

E così fu che nella piana del Basso Monteggio, lungo la Tresa, la Lisora e la Pevereggia sorsero ben sette mulini con annesso un torchio. Formarono la prosperità e la benedizione dei terrieri durante più secoli.

Ora i tempi sono mutati, ma i mulini e i torchi, anche se muti e diroccati, sono ancora là, come cimeli a testimoniare la fortuna degli antenati.

 

Maria Cavallini Comisetti

Almanacco malcantonese, 1968


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